Ho voluto parlare della chirurgia mininvasiva applicata a questo che è uno degli interventi maggiori sul rachide lombare. Non si tratta in realtà di un intervento semplice e rapido come gli altri già proposti: comporta il posizionamento di viti peduncolari e barre longitudinali in titanio (in genere si privilegiano sistemi dinamici, ovverosia, a parità di robustezza, con un certo coefficiente di elasticità).
Rappresenta quindi un intervento di un certo impegno, che viene eseguito in anestesia generale e in posizione prona, sotto controllo radioscopico: l’innovazione è costituita dal fatto che l’accesso cutaneo, invece di prevedere un’ampia apertura mediana con scheletrizzazione e dissezione dei piani muscolari, viene effettuato attraverso 4 o più piccole incisioni cutanee (circa 2 cm.). Questo tipo di accesso riduce sensibilmente il dolore post-operatorio, il paziente può essere mobilizzato il mattino successivo con busto e dimesso dopo 2-3 giorni: tutto il successivo decorso è agevolato dall’approccio mininvasivo, con mobilizzazione precoce e possibilità di intraprendere in breve tempo il percorso riabilitativo.
L’indicazione è costituita delle instabilità vertebrali con e senza spondilolistesi (nei gradi minori) e dai gravi sovraccarichi con algodistrofia.